Moriremo tutti. Questa è una realtà della vita, che dovrebbe spingerci a prendere le nostre scelte con consapevolezza, mossi da ciò che davvero vogliamo.
Ma cosa succederebbe se questa affermazione prendesse forma con un impatto violento, diventando di colpo un conto alla rovescia la cui scadenza è nota a tutti?
In These final hours, l’unica fantascienza presente è una premessa di una manciata di minuti.
Un meteorite è caduto sulla Terra, e i protagonisti sono a 12 ore dall’arrivo dell’inarrestabile onda d’urto.
Non ci sono eroi o scienziati hollywoodiani a tentare di salvarci.
Resta quindi solo il tempo –poco– a disposizione, e il modo i cui si sceglie di spenderlo.

Alcuni si ammazzano; altri, come James (Nathan Phillips), decidono di arrivare alla fine totalmente privi di lucidità, partecipando a un rave pre-apocalisse in cui annientarsi tra droga, sesso e alcool.
I piani cambiano per il nostro quando si troverà controvoglia a doversi prendere cura di Rose (Angourie Rice) una bambina che ha perso suo padre.
Non è certo il finale gli effetti speciali a colpire in questo film, quanto il vasto spettro di reazioni davanti a un evento simile: tra violenza e distruzione, ci sono persino segni di una quotidianità priva di senso, e il vero lato di molti che, consci che non ci saranno conseguenze ai propri atti, esce fuori in modo irruento.