Home Rubriche Horror I tre colori della vendetta: Red, White & Blue (2010)

I tre colori della vendetta: Red, White & Blue (2010)

Red, White & Blue” è un film che non lascia vincitori. Nemmeno uno, perchè anche l’unico che potrebbe definirsi un vincitore, alla fine, forse ha perso addirittura più degli altri.

La pellicola di Simon Rumley, regista di cui sentiremo parlare sempre più spesso e ben volentieri nel panorama horror futuro (già regista di due episodi nelle trilogie “Abc’s of Death” e “Little Deaths” ), è una pellicola di persone che hanno avuto un passato difficile alle spalle.
Un’infanzia travagliata, che come nella quasi totalità dei casi, porta la persona in età adulta ad essere sempre indifferente di fronte alle persone che le ruotano intorno.
Senza preoccuparsi delle conseguenze che le proprie azioni generano sugli altri.
Tutto per compensare quella mancanza d’amore mai avuta in età infantile/adolescenziale.
Non c’è un vero villain nella storia, perchè ogni protagonista compie azioni buone, e azioni cattive.
Subisce un torto ma lo fa.
Sta allo spettatore giudicare, scegliere di schierarsi con uno o con l’altro, entrare in simpatia con questo o quello.

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Un rarissimo momento di tranquillità

Il lungometraggio di Rumley non rientra a pieno nel filone horror del “Rape & Revenge“ in quanto manca la prima parte. Non c’è nessun rapimento infatti.
Solo dei torti, fatti e ricevuti, che scatenano nei protagonisti una serie di azioni che sfociano nella violenza.
Animalesca e impulsiva a volte, calcolata ma forse anche più crudele altre.

Tre sono i colori che danno il titolo al film.
Tre sono i personaggi principali, tre sono le vendette. La storia comincia con una dei protagonisti, Erica (Amanda Fuller), una ragazza a cui piace tanto ma proprio tanto il sesso, (per usare un eufemismo). Lavori più o meno precari di giorno, riposo, cena, scopate, e via di nuovo a ripetere il ciclo. Le sue giornate sono queste.
Ma Erica fa tutto ciò consapevolmente, e per punire i suoi partner occasionali di un qualcosa che le ha rovinato l’infanzia, per sempre.

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Ecco, sono i finiti i momenti di tranquillità

Una delle sue “vittime” del sesso è Franki (Marc Senter) , che accudisce a casa una madre malata di tumore. Il terzo protagonista è Nate (Noah Taylor).
Uno strano personaggio barbuto e capellone che sembra essere molto legato a Erica, con alle spalle un’infanzia difficile fatta di continue sevizie e torture agli animali ( e non solo ).

Le vite di questi tre personaggi saranno legate da un unico filo conduttore, la vendetta. Come nel domino, un evento ne scatena un altro, che ne scatena un altro, e così via.
E una volta partita la prima, di vendetta, non ci si può più fermare, bisogna arrivare fino in fondo.

Rumley prende nella sua storia gente ai margini della società, che vorrebbero avere una vita normale, ma a cui, sin dalla tenera infanzia questo è stato impedito. La possibilità del riscatto arriva, per ognuno dei tre.

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Pensate sia solo una povera vittima? Che grande errore

Tuttavia il mezzo che si utilizza scaturisce sempre da un episodio negativo che non può non generarne un altro di conseguenza.
Noah Taylor è incredibile nella sua interpretazione, aiutato dalla fisionomia che ben si sposa col personaggio che deve interpretare.
Anche gli altri due attori protagonisti però non passano inosservati.
Bravo Rumley a far si che ognuno abbia le mani sporche di sangue.
Anche il più pulito, per far si che lo spettatore possa sbizzarrirsi durante la visione nello scegliere con chi empatizzare maggiormente e chi odiare di più.

Scene di violenza che non mancano, sia mostrate che immaginate, e curate in maniera impeccabile, in entrambi i casi.
Per quelle mostrate, l’esempio lampante riguarda una delle ultime scene , e non vi diciamo altro.

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Passioni roventi

E per quelle intuite, o dove comunque di sangue ne scorre poco o nulla, ce n’è una, che forse terrorizza più di qualsiasi altra scena di violenza che gli horror mostrano.
Quella che vede protagonista Nate e una famiglia (bambina compreasa) con cui il ragazzo ha un conto da regolare. Perchè la vendetta, se mossa da una perdita incolmabile, che sia istintiva o calcolata, non guarda in faccia nessuno.
Nemmeno i più piccoli. E questo è quello che ci spaventa davvero. La speranza non è presente, forse c’è, ma molto molto molto nascosta, qui c’è solo tanto dolore, tanta violenza, ed un bisogno d’amore tanto disperato quanto fatale per ognuno dei personaggi della storia. E questa mancanza, porta chi ne è investito a compiere una serie di azioni, che per chi le subisce hanno conseguenze devastanti.

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Davvero inquietante

Ma questo non è quello che pensa chi le fa, causa violenze che lui ritiene essere maggiori subite nel passato.
Questo spaventa. Perchè la leggerezza, la fragilità nel proprio modo di vivere può avere effetti devastanti su chi ci sta intorno. La bravura di Rumley è far uscire fuori dal suo film tutto questo.
Sta nel farci paura anche quando la violenza non è mostrata, lo fa spiegandoci mano a mano che la storia avanza il backgorund dei protagonisti, lasciando in sospeso mote cose che non sono direttamente spiegate ma facilmente intuibili.
Ed arrivando a costruire pezzo per pezzo un puzzle di una storia di gente ai margini, di violenza e di degrado.
Sotto il soleggiato e turbolento sole di una piccola cittadina del Texas.

Altra perla che le sale italiane non hanno potuto ancora avere l’onore di distribuire, ma che merita.
Una e anche più visioni. Perchè è un film che non termina dopo i titoli di cosa, ma lascia qualcosa anche nei giorni a venire.

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Capo Redattore e Co-fondatore

Grande amante del cinema, e questo è scontato dirlo se sono qua :­) Appassionato da sempre del genere horror, di nicchia e non, e di film di vario genere con poca distribuzione, che molto spesso al contrario dei grandi blockbuster meriterebbero molto più spazio e considerazione; tutto ciò che proviene dalle multisale, nelle mie recensioni scordatevelo pure. Ma se amate quelle pellicole, italiane e non, che ogni anno riempono i festival di Berlino, Cannes, Venezia, Toronto, e dei festival minori, allora siete capitati nel posto giusto.

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