A Touch of Sin è un film del 2013 diretto da Jia Zhangke, presentato in anteprima alla 66a edizione del Festival di Cannes dove ha vinto il premio come miglior sceneggiatura.

La pellicola di Zhangke, ambientata come molte delle sue nella regione cinese dello Shanxi (anche luogo natale del regista) è un film corale.
Quattro sono infatti le storie che si intrecciano tra loro.
Ciascuna con una trama slegata dall’altra ma con alcuni piccoli elementi di continuità tra un episodio e l’altro.

Sono tanti ed importanti i temi affrontati dal regista nelle storie che compongono il film.
Su tutti quello del difficile cambiamento che viveva e sta ancora vivendo la grande nazione cinese, una contraddizione vivente.
Come il film mostra infatti il paese è ancora oggi a metà tra un economica capitalista di facciata ed il vecchio regime comunista di cui non si è ancora liberato.
Tutto questo porta nella società, specie ai livelli medio-bassi, molta frustrazione, insicurezza, e tanta voglia di esplodere.
Ed i protagonisti dei quattro episodi ci mostrano proprio questo.
Persone ai margini della società che aspirano ad una vita migliore ma che riescono solo a vedere per qualche secondo, senza mai raggiungerla.
Una lotta continua tra i propri progetti e l’ancora forte corruzione ben ancorata a ogni livello della società, specie in quelli più alti.
Ed allora non è così normale che le persone comuni possano perdere la testa e dar vita ad azioni tanto violente ed estreme quanto quasi comprensibili.

Il regista ci mostra proprio questo nei quattro episodi, senza lasciarci immaginare nulla, ma mostrandoci tutto.
Lo squilibrio sociale ancora troppo fortemente radicato in Cina esplode del tutto in A Touch of Sin, senza poter essere contenuto.
Sarà così per un disoccupato e i suoi superiori.
Stessa cosa per un giovane marito e padre continuamente insoddisfatto della vita attuale, e per due adolescenti in cerca di una serenità forse impossibile da trovare.
E la spirale di violenza che si genera fa ancor più riflettere se si pensa che le storie narrate nel film si basano su fatti realmente accaduti.

Non c’è speranza, non c’è colore nel film di Zhangke, non sembra esserci un futuro.
Solo frustrazione, disillusione, voglia di riscatto che però si trasforma o in vendetta o in disillusione.