The Purge – Election Year è il terzo capitolo della saga incentrata su un concetto chiave: una volta l’anno, negli U.S.A. vale tutto. Dispotismo bislacco o meno, per 24 ore puoi sfogarti come vuoi, non ci saranno ripercussioni o alcun organo preposto a tentare di fermarti.
Il potenziale dietro una premessa tanto semplice è infinito, ed effettivamente qualche variazione sul tema c’è, con un abbozzo di coinvolgimento politico portato dalla senatrice anti-purga, che presto diviene un bersaglio.
Ma tutto questo, ripeto, è un abbozzo: fatte le dovute presentazioni dei personaggi, si va nel vivo con tanta azione, a tratti truculenta, in cui il buon Frank Grillo si muove in scioltezza ( francamente è semplicemente perfetto in ruoli simili, e se fossimo negli ’80 / ’90 ora avrebbe una carriera folgorante da action hero ) nella parte del body guard della bionda senatrice. Il suo ritorno in The Purge è senza dubbio azzeccato.
La pellicola raggiunge il punto più alto quando mostra le efferatezze della Purga in modo quasi fulmineo, sullo sfondo, dipingendo schegge di follia omicida; il risultato a volte è visionario, e visivamente colpiscono particolarmente costumi e attrezzature degli assassini per un giorno.
Ci si aspettava però uno sviluppo maggiore delle nuove idee (il filone politico, ma anche i turisti dell’omicidio: idea geniale, e praticamente fanno una comparsata?), mentre Election Year ha preferito andare sul sicuro con una trama basilare, poco più di un collante tra le diverse, pur valide, scene d’azione.