A distanza di cinque anni dal- sacrosanto- clamore avuto con A Nightmare on Elm Street (e dopo l’ottimo Il serpente e l’arcobaleno), il colosso dell’horror Wes Craven torna alla ribalta con Sotto Shock, tentando di mettere in scena un nuovo universo orrifico sulla scia di quello appartenente all’iconico Freddie Krueger.
Horsace Pinker è un omicida seriale che terrorizza i cittadini nelle vicinanze di Los Angeles. Jonathan Parker, figlio del tenente che indaga sul caso, riesce ad incastrarlo attraverso un’impressionante connessione che ha con l’uomo, che avviene tramite i sogni. L’omicida viene così arrestato e condannato a morte per mano della sedia elettrica. Ben presto, però, tornerà a mietere vittime ritornando sotto forma di elettricità.
Siamo nel 1989 e Sotto Shock (Shocker o Wes Craven’s Shocker in lingua originale) è, per l’appunto, il suddetto esperimento mancato. Nonostante il considerevole incasso al botteghino di 16, 6 milioni (solo in America), rispetto ai 5 milioni iniziali di produzione, il regista non riesce, però, a far leva sulla sua nuova creazione.
Ciò riuscirebbe, se solo il personaggio dell’antagonista (Mitch Pileggi) avesse quel tanto di carisma che basta.
L’attore, infatti, pur avendo un’estetica promettente per il ruolo interpretato, non riesce a donargli il meritato spessore. Ma non è soltanto Pileggi- che il possibile l’ha fatto- a non risultare come un tassello riuscito allo spettatore. Lo stesso protagonista, interpretato da un coraggioso Peter Berg, non è dotato di un particolare ascendente. Inoltre lo stesso Craven, pur spinto da una lucida ispirazione artistica, non è in grado di svilupparla in maniera del tutto confacente.
Eppure, in tutta la sua imperfezione e impronta grottesca, Shocker è un’opera sincera che non si può non amare.
Gli spunti, interessanti e piacevoli, lo rendono un prodotto originale e innovativo per l’epoca ottantina. Evidenti sono i rimandi alla saga di Nightmare- soprattutto nella prima parte di film- in cui vige un’atmosfera insalubre e inquietante.