Anomalisa fa del male.
Non so in che altro modo descrivere questa pellicola. Certo, dal punto di vista tecnico è molto semplice: ca-po-la-vo-ro. Come altro si può definire un’opera in stop motion così realistica, curata, durata 3 anni di lavoro? Il making of può forse dare un’idea, ma anche solo vedendo Anomalisa e il grado di dettaglio raggiunto su schremo se ne può carpire la fatica dietro.

Michael Stone è un uomo di mezza età serio e di successo: moglie, figlio, business, tutta quadra, talmente tanto che Stone è in piena crisi, una crisi che lo rende depresso e vacuo tutto quello che lo circonda.
Non ci sono piagnistei, ma solo parole, gesti, persone prive di significato. Nella sua vita tutte le voci sono uguali: letteralmente! Sulle prime vi sembrerà strano, ma semplicemente ogni personaggio di Anomalisa ha la stessa voce maschile… tranne Lisa, una donna semplice ma anche unica per Stone, che la vede come per questo come la luce nella sua buia esistenza.
semplicemente ogni personaggio di Anomalisa ha la stessa voce maschile… tranne Lisa
Tra sequenze grottesche e oniriche, vi domanderete a un certo punto se Stone ha problemi mentali o se vi trovate di fronte a un altro genere di film, ma la realtà sarà terribilmente più semplice, e sotto i vostri occhi da sempre.
Personalmente non mi ero mai sentito a disagio nel vedere due pupazzi fare cose in stop-motion. Anche solo per questo, Anomalisa vince e si fa ricordare. Non a caso, tra gli scripts di Kaufman c’è anche Se mi lasci ti cancello, altra perla per originalità e corde dell’animo toccate.