Home Rubriche Horror Pontypool – zitto o muori – di Bruce McDonald (2009)

Pontypool – zitto o muori – di Bruce McDonald (2009)

Pontypool

Di film su vari virus letali che mietono vittime, soprattutto nel Nuovo Continente (la casa dello Zio Sam è piena di “virus movies”) ne sono stati fatti ormai molti. Ma fino ad ora, o meglio fino all’uscita di “Pontypool” , film canadese del 2008 diretto da Bruce McDonald, un film così, che metta ancora a braccetto la tematica zombie/virus, non l’avevamo ancora visto.
La pellicola di McDonald utilizza un binomio ormai strautilizzato al giorno d’oggi, e che ha in “The Walking dead” il suo attuale portabandiera, ma lo rinnova per certi versi, regalandoci un nuovo spunto : la tipologia di virus.

Andiamo con ordine però. L’inizio del film già ci presenta quello che è uno dei veri protagonisti del lungometraggio : la parola, dicendoci implicitamente che tutta la pellicola sarà giocata su quello che ascolteremo, e non tanto su quello che vedremo, che comunque aiuta la buona riuscita del film.
Solo una voce nei primissimi minuti, che è quella di uno speaker, Grant Mazzy (Stephen McHattie), che licenziato da un’emittente radio sconosciuta, trova un nuovo posto di lavoro nella piccola Pontypool, nell’Ontario. Una piccola radio in cui di solito si parla di fatti stupidi e poco interessanti come gattini smarriti o giù di li.

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Ma bastano pochi minuti a Grant per trovare qualcosa di molto più interessante : uno dei suoi inviati, ed anche i Tg locali, cominciano a diffondere la notizia che le persone stanno impazzendo, vanno prima in stato catatonico, cominciano a parlare a vanvera, poi a ripetere sempre la stessa parola o frase, ed infine, diventano violente, con istinti suicidi, o peggio ancora, omicidi. Perchè ? Cosa sta succedendo ?
Il bello di questo film, è che oltre a farsele lo spettatore queste domande se le fanno anche i protagonisti del film, ovvero Grant stesso e le sue due colleghe alla Radio, che non capiscono proprio cosa stia accadendo fuori.

Spettatore messo sullo stesso piano del protagonista. Ottima scelta. E ancora: non sapendo cosa stia accadendo la fuori, perchè come già detto prima, noi non vediamo queste persone, ma ascoltiamo solo il loro delirio crescente e le testimonianze di inviati o testimoni oculari, l’attenzione per la pellicola non cala mai, cresce sempre. E questo ci crea disagio, non sappiamo cosa o chi sta per arrivare alla stazione radio, nè se arriverà, e questo disturba molto, cosa che un horror deve fare.
L’ambientazione poi: un’emittente radio, il film si gioca tutto in interni, anche a causa del budget ristrettissimo, e lo spazio però è ampio, qualcuno potrebbe sbucare fuori da ogni angolo dell’edificio.

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Una radio tranquilla

Anche se è riduttivo associargli solo questa etichetta, “Pontypool” è un horror, e quindi deve creare tensione, spaventare, farci vedere magari qualche scena di sangue. E qui ce ne sono, c’è il sangue, anche se è solo parte integrante della pellicola, che come già detto lavora più sull’udito che sulla vista, e ci sono alcune scene che danno quella giusta dose di spavento, di disagio nello spettatore.

Ma soprattutto: il virus. non si tratta di malattie, esperimenti andati a male, strane sostanze.
E’ un qualcosa di mai utilizzato prima, un qualcosa molto più semplice di un esperimento, di una sostanza, di una malattia, un qualcosa che l’uomo utilizza ogni giorno: le parole.
Sono loro a scatenare questa bizzarra e letale epidemia, e come fermare un virus del genere?
La potenza delle parole e del linguaggio sono immense, ed infatti sembra impossibile fermare un virus come questo.
E tutto ciò rende ancora di più interessante il film, e lo rende, nonostante la pellicola sia ormai di 7 anni fa, molto attuale.

Oggi che viviamo completamente immersi nell’era dei Social network e nell’era di internet, Youtube, e chi più ne ha più ne metta, le informazioni ci bombardano da destra a sinistra, e di parole, ne sentiamo molte; basta pronunciarle la momento sbagliato, nel modo sbagliato, o utilizzare quelle sbagliate , e può succedere il finimondo.
A volte utilizziamo in modo così sbagliato il linguaggio che molte parole, frasi, opinioni, hanno perso il loro significato originale. E forse allora è il momento di fare un reset, di tornare alle origini, oppure, di inventarsi un nuovo tipo di linguaggio, o adattarsi ai nuovi significati che alcune parole hanno .

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Tutti vogliono lavorare in radio!

Questo ci fa pensare “Pontypool” durante la sua visione, oltre che a tenerci sempre incollati allo schermo prima per capire cosa stia succedendo, cosa accadrà, e per capire come questo virus si sia diffuso. E se un film ti pone degli interrogativi, difficili da sciogliere dopo una sola visione, allora significa che ha pienamente fatto colpo, perchè ci rimane dentro.  

Qualche passaggio il film lo salta, e questo non può portarmi a dargli una valutazione “ottima”, perchè qualche interrogativo sul virus e su alcuni personaggi secondari rimane, però non potete non vedere questo “Pontypool”, sia che siate amanti del genere horror o no, perchè definirlo solamente come horror, è appunto riduttivo.
E guardatelo tutto, ma tutto, dal primo, all’ultimo minuto, mi raccomando. (Vediamo in quanti lo capite).
FILMONE

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Capo Redattore e Co-fondatore

Grande amante del cinema, e questo è scontato dirlo se sono qua :­) Appassionato da sempre del genere horror, di nicchia e non, e di film di vario genere con poca distribuzione, che molto spesso al contrario dei grandi blockbuster meriterebbero molto più spazio e considerazione; tutto ciò che proviene dalle multisale, nelle mie recensioni scordatevelo pure. Ma se amate quelle pellicole, italiane e non, che ogni anno riempono i festival di Berlino, Cannes, Venezia, Toronto, e dei festival minori, allora siete capitati nel posto giusto.

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