Abdellatif Kechiche è tornato.
Quattro anni dopo il suo meraviglioso film La Vita di Adele arriva nelle sale italiane il suo ultimo film Mektoub My Love : Canto Uno, presentato in anteprima mondiale all’ultimo Festival del Cinema di Venezia tra i film in concorso.
Ancora una volta protagonisti del suo film sono adolescenti.
Siamo in estate, tempo di vacanze.
Il giovane protagonista Amin (Shaïn Boumedine) è tornato da Parigi, dove spera di diventare un famoso sceneggiatore, per godersi un po’ di relax insieme alla sua famiglia ed ai suoi amici.
Kechiche segue il giovane ragazzo nelle sue giornate estive passate con il suo cugino sciupafemmine Tony (Salim Kechiouche), la sua migliore amica Ohpeliè (Ophélie Bau), amante di Tony, ed il loro gruppo di amici, cui si uniscono le due giovani e spensierate turiste Céline e Charlotte.
Il regista ci immerge da subito nelle loro giornate passate al mare, nei locali, in discoteca, tra amori più o meno segreti, avventure, delusioni, prese di consapevolezza, portandoci come suo solito in profondità nelle varie personalità dei personaggi principali della pellicola.

Ritroviamo molte delle sue scelte di regia che non stancano mai.
I dialoghi molto realistici e spontanei che si protraggono per diversi minuti ma servono solo ed esclusivamente a rendere la scena il più simile alla vita reale possibile senza rallentare il ritmo della pellicola.
L’empatia con i vari protagonisti è forte perchè durante il film si sta a contatto con loro ogni secondo, anche grazie alle inquadrature continue sui loro volti.
Kechiche segue Amin, Ohpeliè, Tony e gli altri sempre e costantemente da vicino, in ogni loro singolo gesto.
Un sorriso, una smorfia, i loro sguardi, i loro corpi, i loro modi di camminare, di mangiare (come ne La vita di Adele), di relazionarsi con gli altri.
Lo spettatore assorbe tutto senza rimanerne minimamente annoiato.
Tutto si ricollega all’età dei ragazzi, poco più che ventenni, e che quindi per il loro naturale modo di fare assaporano ogni istante e ogni gesto della loro giovanissima età.
Trama semplice, dialoghi spontanei, scene di vita quotidiana.
Il tutto nella piccola località di mare di Setè, che fece già da sfondo al film Cous Cous, sempre di Kechiche.

Centrale è la figura di Amin, che sembra essere egli stesso il regista della storia.
Sono molteplici i momenti in cui il ragazzo, giovane, bello, e a cui non manca nulla, resta fuori dalla scena principale, ad osservare.
Potrebbe avere qualsiasi ragazza desidera, ma da quello che capiamo, intuiamo, non consuma con nessuna di loro.
Amin vive, osserva, e forse matura, dentro di sè, quelle che saranno le sue future scelte, nella vita, nel lavoro, nel sesso, e nei rapporti con gli altri (molteplici sono le scene in cui lo vediamo fare ciò, emblematica quella della serata in discoteca).
Una pellicola che pur avendo rispetto a La Vita di Adele, un’unica scena di sesso esplicito all’inizio del film, gronda di sensualità e di erotismo.
In ogni minuto.
E che già da subito lascia lo spettatore con una grande voglia di scoprire come finirà quest’estate magica per Amin e gli altri, in quelli che saranno i prossimi due film che completeranno questa trilogia.