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La prima notte del giudizio – La Recensione

 

Dopo i tre film diretti da James De Monaco incentrati sulla famosa notte dello sfogo arriva nelle sale italiane il quarto episodio che già dal titolo non lascia dubbi sul tema trattato.
La Prima notte del giudizio, l’origine di quella che è stata la prima Purga introdotta dai Padri Fondatori per risanare l’ordine socio-economico del paese.

 

Il paese dello Zio Sam è al collasso, le risorse scarseggiano, non sono più sufficienti per tutta la popolazione.
Bisogna trovare un modo per risolvere la situazione.
Ed allora arrivano loro, i Padri Fondatori dell’ NFFA.
Si partirà con un esperimento sociale su base volontaria.
A far da sfondo, non a caso, l’isola di Staten Island, già conosciuta per ospitare numerose comunità di immigrati ed economicamente non in salute.
Chiunque decida di partecipare allo sfogo può ricevere un premio di 5000 dollari, un bel bocconcino per chi arranca ogni santo giorno.
Inizio in sordina, sembra che nessuno voglia sfogarsi, che l’esperimento debba andare a donne di facili costumi.
Anche i Padri fondatori rimangono perplessi….. “ma dove andiamo con questo esperimento?“……

Andiamo andiamo, andiamo.
Dai piani alti arriva qualcuno che smuove un po’ le acque e il sangue allora comincia a scorrere, l’odio esce fuori, la violenza dilaga.

Dopo i primi tre film diretti da De Monaco era abbastanza facile intuire che un giorno saremmo arrivati all’atteso prologo che spiegasse come la notte dello sfogo abbia avuto inizio.
Il regista McMurray è riuscito sulle orme di De Monaco a creare una pellicola che parte subito forte puntando la lente d’ingrandimento sul messaggio socio-politico dell’esperimento, aiutato ancora di più dall’aria che nella vera America si respira grazie alle strane idee di Trump e dalla sempre più crescente paura del diverso.
Una paese al collasso, una comunità nera e povera, la rabbia, il razzismo, il cinismo dei potenti e la ricetta è fatta.

Peccato che da metà pellicola in poi quella che doveva essere una Battle Royal, un tutti contro tutti senza esclusione di colpi diventi la guerra di un gangster truzzo che più truzzo non si può contro un manipolo di mercenari.
Stiamo parlando del boss Dimitri (Y’Lan Noel), un antieroe che da signore della droga senza scrupoli diventa l’eroe che intende difendere dal malsano gioco dei Padri Fondatori la sua isola e la sua ex-fidanzata Nya (Lex Scott Davis).

E dire che è un peccato perchè la prima parte del film era partita davvero a mille.
I jumpscares presenti funzionano al 100%, le lenti a contatto notturne con cui i partecipanti allo Sfogo vengono controllati dai Padri Fondatori sono ottime per rendere ognuno che le indossi delle figure sinistre e spaventose.
Ma a tutto questo non viene poi dato il giusto seguito, ed il finale anzi è troppo esagerato e poco credibile.

Un esperimento riuscito solo a metà.
Ma c’è una cosa che spaventa più del film stesso.
Provate a contestualizzare la pellicola ad oggi, con i  venti razzisti che stanno ormai da mesi soffiando sull’America stessa di Trump e relativi alla questione immigrati in Europa.

Fatevi poi la domanda è così impensabile fra un decennio una cosa simile?
Ed ecco che arriva il brivido alla schiena.

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Capo Redattore e Co-fondatore

Grande amante del cinema, e questo è scontato dirlo se sono qua :­) Appassionato da sempre del genere horror, di nicchia e non, e di film di vario genere con poca distribuzione, che molto spesso al contrario dei grandi blockbuster meriterebbero molto più spazio e considerazione; tutto ciò che proviene dalle multisale, nelle mie recensioni scordatevelo pure. Ma se amate quelle pellicole, italiane e non, che ogni anno riempono i festival di Berlino, Cannes, Venezia, Toronto, e dei festival minori, allora siete capitati nel posto giusto.

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