Kingsman – il cerchio d’oro riporta in sala la più riuscita fusione tra James Bond e Kick Ass; il riferimento è dovuto, essendo il soggetto opera dello stesso Millar e Vaughn lo stesso occhio alla regia per il primo Kingsman e Kick Ass.
L’origine come fumetto è evidente nei gadget e nella violenza estrema. Un connubio che portò una ventata d’aria fresca con il primo capitolo, in cui lasciavamo il protagonista Eggsy ormai Kingsman provetto, orfano del mentore Hart (L’impeccabile Colin Firth).
I trailer odierni sono atroci e spoilerano pesantemente proprio il ritorno di Hart: la nota positiva è che il suo ‘ritorno dai morti’ è meno raffazzonato di quanto ci si possa aspettare da comics-amatore.
Kingsman – il cerchio d’oro applica con successo la classica formula del more of the same.
Se quindi un villain sopra le righe, a tratti buffo, di una feroce cattiveria ma che rischia di avere un piano tutto sommato più nobile della conquista del mondo vi ricorda qualcosa, è perchè Julianne Moore è in sostanza un Samuel Jackson in gonnella: altrettanto divertente, e divertita, nella parte della super-cattiva parodistica.
Dove si perde, fisiologicamente, in originalità e in fascino (ormai sparita la ‘lotta di classe’ di Eggsy, e il dramma dei colleghi deceduti non attacca più), restano notevoli e sempre più grandi le coreografate scene di lotta. Un balletto di morte, oserei dire, che va dal buono dell’inseguimento in auto inziale all’ applauso in piedi sulla poltrona nell’ultima ressa a tre.
Il cast è in forma, le new entry sono notevoli – Pedro Pascal è ormai da tenere d’occhio, ma davvero Sir Elton John è (in)credibile nella parte di se stesso! – e la violenza esagerata livello Happy tree friends. I cugini coatti dei Kingsman sono una felice trovata e causa della migliore colonna sonora di un seguito.
Da ascoltare (la sigla); da vedere (il film)