DIANDRA ELETTRA MOSCOGIURI (ATTRICE/PRODUTTRICE)
Domanda scontata, forse, ma non troppo: quando e come nasce la tua passione per il cinema? C’è stato un episodio in particolare, un regista, un attore o un film che ti hanno colpito?
Quando avevo dieci anni, mentre stendevo i panni, vidi una ragazzina della mia età sul tetto del palazzo di fronte. Accese la radio e si mise a ballare come una pazza. Rimasi folgorata, mi diede un’idea di forza e di immortalità che non riuscii a scrollarmi di dosso per giorni. Decisi che avrei studiato danza classica. Dopo alcuni anni in accademia, la mia insegnante mi prese in disparte e mi fece un discorso molto preciso. Nel balletto i ballerini raccontano una storia, interpretiamo tutti o un cigno ferito o una principessa tradita, recitare, almeno con le espressioni, è fondamentale. Forse voleva solo liberarsi di me, ma mi chiese se non volessi fare anche il corso di recitazione, perché a suo avviso ero molto espressiva. Nonostante fossi terrorizzata dal suono della mia voce (e lo sono ancora), mi buttai nel teatro. Il cinema arrivò molto tardi, quando vidi Eyes Wide Shut di Kubrick poco prima del diploma. Da allora non pensai ad altro e andai a studiare Storia del Cinema al DASS a Roma.
Hai iniziato come ballerina e sei autrice di tre romanzi. Quanto e cosa di queste esperienze hai portato con te nel mondo del cinema?
Quando lavoro a un film, è come se stessi ancora ballando. Cos’è una sceneggiatura, se non una danza di parole, o cos’è una ripresa se non una danza di immagini? La realizzazione di un film è una coreografia il cui ritmo può cambiare, ma che, lenta o veloce che sia, porta sempre e solo a un’esplosione di emozioni. Per molto tempo, sia con Dead Star che con il teatro, mi sono sempre considerata una scrittrice che stava lavorando insieme a un regista, mentre da quando abbiamo scritto Die By Desire, mi sento una vera sceneggiatrice. È difficile all’inizio capire quali siano le differenze tra un romanzo e una sceneggiatura, il trucco, a volte, è fingere che non ce ne siano.
Hai già vinto alcuni premi nel mondo del cinema, come quello di Miglior Attrice all’Eastern Europe Film Festival e al New York Film and Female Actress Award. Sei stata anche nominata come Miglior Produttrice al LA Independent Women Film Award. Che cosa si prova a ricevere un premio e/o una nomination?
È prima di ogni cosa rassicurante. Sapere che a qualcuno piacere il mio lavoro, ma soprattutto come lo svolgo, è la cosa che più mi spinge ad andare avanti, anche quando ho tanti dubbi. Il parere degli altri è sempre fondamentale per me. Ho deciso di diventare una produttrice perché quando finivo di recitare in un film sentivo un incredibile senso di vuoto, non facevo altro che chiedere agli altri come stessero andando le cose, come fosse il montaggio e via dicendo. Non sopporto l’idea di abbandonare i film, mi piace tenerli con me dall’inizio alla fine, anche quando sono problematici. Sapere che a qualcuno è piaciuto questo aspetto in particolare mi dà tanta forza.
Il primo lungometraggio prodotto dalla tua casa di produzione DEMODAMI Studios, insieme a David Milesi, è stato Dead Star. Raccontaci com’è stata questa esperienza e cosa ha rappresentato per te, includendo un aneddoto simpatico o particolare avvenuto durante le riprese. Cosa si prova a vedere proiettato sul grande schermo un tuo film?
Con un approccio incredibilmente masochistico, mi sono scritta delle scene in cui faccio cose che detesto, come guidare un’auto con cambio manuale o buttarmi nel mare in pieno inverno. Questo ha avuto un risvolto indubbiamente comico durante le riprese, le facce corrucciate del mio personaggio, Stella, sono frutto delle vicissitudini di quei giorni più che del training attoriale. Vedere il film sul grande schermo è stato incredibilmente divertente, soprattutto perché ogni tanto mi giravo a guardare le facce che faceva David.
Parliamo del vostro film Die By Desire, le cui riprese inizieranno a settembre 2025. Com’è nata l’idea del progetto, la scelta del cast e del tema del film?
Sicuramente è nato anche dall’intento di scrivere qualcosa di più leggero rispetto a Dead Star, ma mi sa proprio che non ci siamo riusciti. In qualche modo raccontiamo sempre di personaggi soli contro il mondo, ma con Die By Desire siamo stati più divertenti, più caldi, più sensuali. Il cast principale è composto da attori che già conosciamo e stimiamo, a volte si crea un’alchimia incredibile sui set e la vuoi portare avanti il più possibile. Non mancano però delle novità speciali, ne abbiamo sempre in ogni progetto.
In Die By Desire interpreterai Mia. Quanto c’è di Diandra nel personaggio di Mia? Preferisci interpretare personaggi vicini al tuo modo di essere o con personalità completamente differenti?
Mia è l’amica che tutti vorremmo avere. Spero che anche Diandra sia così, ma non posso essere io a dirlo! Vive nel passato e ha una grandissima fame di vita e di calore umano. Non sa di essere forte, ma scopre di esserlo per Vera, le due ragazze si salvano a vicenda, si completano. Con Mia ho in comune il mio essere affettuosa e materna con chi ho attorno, un personaggio completamente diverso dalla cinica e calcolatrice Stella, che in Dead Star rappresenta un po’ la mia anima cattiva. Credo che in ogni personaggio si possa trovare qualcosa di noi, le persone sono così piene di sfaccettature che non smettono mai di conoscersi. Quando diventi un personaggio scavi dentro te stesso così a fondo che, quando arrivi a quella che credi la fine, scopri di poter andare più in profondità di quanto pensassi all’inizio.
Qual è il messaggio principale che vuoi lasciare allo spettatore con Die By Desire? Quali sono le tue aspettative per questo lungometraggio?
Nel film spero di ispirare gli altri a fare quello che fa Mia: aggredire la vita, uscire dal guscio, lasciarsi andare e lasciar andare.
Qual è, secondo te, lo stato di salute attuale del cinema italiano? C’è un’attrice alla quale ti ispiri?
Credo che ci siano ottime prospettive per il cinema italiano, sto vedendo tantissimi bei film di recente. Le attrici a cui mi ispiro di più sono Valeria Bruni Tedeschi per la sua struggente personalità che buca lo schermo, e Carlotta Gamba per la sua capacità di distruggersi e trasformarsi.
Cosa consiglieresti a un ragazzo o a una ragazza che oggi vuole cimentarsi nel mondo del cinema?
Di non raccontarlo a nessuno, ma di farlo e basta. Una grossa fetta della tua energia va sprecata in giudizi non richiesti e affermazioni a cui è dura tenere testa, anche quando sei già nel giro. Tuttora ogni tanto mi fingo un’insegnante di matematica pura.
Chi è Diandra Elettra Moscogiuri nella vita di tutti i giorni? Cosa ti rende felice oggi?
È un mix poco sopportabile tra la femme fatale Stella e la tenera Mia, forse con un pizzico in più di permalosità e ansia. O più semplicemente, come dice Pirandello, sono colei che mi si crede! Al momento le cose che mi rendono felice sono la pasta che cucina David (sapete tutti che abbiamo una cucina in studio), dormire, e i viaggi in Francia, ma non il francese.