Cosa succederebbe se sapessimo anno, giorno e ora in cui moriremo? C’è chi decide di spendere tutti i soldi che gli sono rimasti in donne, giusto per godersi ciò che la vita ha da offrire; chi passa il proprio tempo inerte, incapace di fare qualsiasi cosa dato che qualsiasi cosa finirà presto; chi decide di rivelare il proprio sé facendo coming out, senza più paura dei (pre)giudizi della gente. Queste sono solo alcune delle scelte che il film ci presenta, ma ce ne sarebbero miliardi di altre, potenzialmente una per ogni abitante della Terra.
I sei apostoli di cui Ea va alla ricerca sono dei perduti, uomini e donne che non trovano più un senso alla propria vita. Solo alla fine si renderanno conto che, nonostante la paura della finitezza, esiste nell’uomo un bisogno di agire e di re-agire per indirizzare la propria esistenza ad uno scopo, che non conduca solo alla fine in senso puramente biologico, ma che dia un vero e proprio senso ai giorni (in questo caso, letteralmente contati) di cui noi tutti disponiamo.

L’ “assassino” spara agli altri uomini nella convinzione che, se non dovessero morire, è perché così era stato deciso, e lo stesso vale in caso contrario, in un pericoloso gioco di irresponsabilità che rimette tutto nelle mani di un fato superiore su cui l’uomo non ha potere decisionale.
In fin dei conti, se Qualcuno sopra di noi ha già deciso quando e come dobbiamo morire, perché non siamo assolti da qualsiasi peso nelle nostre decisioni, potendo così buttarci da un palazzo o da un aereo, consci che se moriremo è perché così doveva essere e che nulla avremmo potuto fare per evitarlo? È questa di fatti una delle prime reazioni che scatena la notizia del giorno della propria morte: in divertenti – quanto interessanti – scene del film, un uomo cerca in tutti i modi possibili di morire, ovviamente invano.
Il regista sembra suggerire che in questo modo rischiamo di dimenticarci dell’importanza delle proprie scelte, che non vanno alleggerite delle responsabilità, ma che anzi assumono significato proprio a partire dall’importanza che hanno nella vita di ognuno e nei riflessi sulle esistenze degli altri.
L’erotomane è invece dipendente dal sesso: grazie a Ea sfrutterà la propria voce per doppiare film pornografici. E sarà proprio in una sala di registrazione che, a partire dalla decisione di non lasciarsi semplicemente travolgere da eventi ed emozioni, ma di prendere in mano la propria vita, incontrerà la donna di cui si era innamorato da ragazzino, causa di tutte le sue fantasie erotiche.
Gli ultimi due apostoli decidono di reagire alle convenzioni sociali: Martine abbandona il marito che non ama per instaurare una relazione più soddisfacente con un gorilla, mentre il sesto e ultimo apostolo è un bambino che vuole trascorrere l’ultima settimana di cui dispone andando in giro vestito da ragazza. Un trasgredire le convenzioni, certo, ma anche un restare fedeli a ciò che si è realmente.
Ora che sanno, non vorranno più farsi manovrare: ecco quanto ipotizzato da JC dopo che per tutti è partito il count down. Una volta che l’uomo conosce il proprio destino, o meglio, la propria fine, non sarà di certo disposto a sottostare agli ordini di un dio egoista e crudele. E da qui inizia il caos. Caos che solo la bontà di Ea prima e della Dea poi, potrà riportare ad uno stato di quiete e serenità.
Non un film particolarmente dissacratore nei confronti della Chiesa o della religione, quanto un’acuta riflessione sulla paura della finitezza. Un tema che già compariva in Blade Runner di Ridley Scott (1982), dove i replicanti erano consapevoli di avere solo quattro anni di vita. Questi esseri più umani degli umani chiedono più vita perché hanno paura che tutto finirà in un breve giro di anni: Brutto vivere nel terrore, vero? – è una frase che ritorna spesso nel film a mo’ di leitmotiv. Paura che i personaggi di Dio esiste e vive a Bruxelles, in qualche modo, conoscono.
E questa consapevolezza si applica non solo a coloro il cui messaggio ricorda le pochissime ore rimaste, ma anche a chi sa che, in quella data ora, per quanto lontana, la propria esistenza avrà comunque una fine certa e decisa a priori. È questa coscienza di un destino già segnato che più di tutto spaventa i personaggi del film, e noi con loro.