L’America.
The land of opportunity, il paese dove se vuoi puoi, il paese dei self-made men.
La terra dello Zio Sam è da sempre una terra di speranza, di possibilità, di libertà.
Ma gli States hanno anche il loro lato oscuro.
Quello fatto di storie torbide, di vite che sembrano immacolate ma che dentro nascondono solo violenza e morte.
E’ quello che Jenny Popplewell ci presenta con American Murder : The Family Next Door, distribuito da Netflix.
Tutto risale al giorno 13 Agosto 2018, il giorno in cui Shanann Watts scompare insieme alle sue piccole bimbe.
A dare l’allarme c’è una sua carissima amica, e ad aprire la porta di casa alla polizia c’è lui, il marito, Chris Watts.
Ovviamente il marito della donna diventa subito il primo sospettato.
E fin qui non sembra esserci nulla di diverso dalle tante storie che proprio nel nuovo continente si sentono troppo spesso.
Ma la novità di questa pellicola è che ci troviamo di fronte ad un found footage.
La storia non è raccontata dopo gli eventi, con la solita voce narrante che si alterna alle interviste delle persone coinvolte nel caso, ma avviene in diretta, tramite le videocamere nascoste nelle tute degli agenti, quelle dei locali dove avvengono gli interrogatori di Chris, e soprattutto, grazie all’enorme contributo social che la pover Shanenn ha raccolto fino alla sua scomparsa.
Innumerevoli infatti sono i video della donna delle varie vicissitudini familiari, che coinvolgono sia suo marito che le sue figlie.
Video in cui già si nota qualcosa che scricchiola, qualche oscuro segreto.
E poi un altro elemento, a suo modo innovativo.
Gli screenshot dei messaggi con Shanenn lamenta con una sua amica la scarsa intesa sessuale con il marito, un rapporto non più idilliaco come una volta.
La vicenda della scomparsa improvvisa questa volta non la vivremo a posteriori, ma in diretta, a fianco dei protagonisti principali, elemento di novità, ma che spaventa e terrorizza non poco per come sono andati poi i fatti.
Sullo sfondo, il lato oscuro dell’America, della famiglia perfetta (o quasi), dell’uso incontrollato dei social.
Ed anche se non ve lo diciamo, lo sapete già come va a finire.
Ma qui non è importante la meta, quello che conta, come dice un famoso detto, è il viaggio.