
Iran. Durante la rivoluzione del 1979 che vide il ritorno in patria di Khomeyni, un gruppo di militanti fa irruzione nell’ambasciata americana a Teheran, seminando il caos e tenendo 52 persone in ostaggio. Sei di loro però riescono a fuggire e a trovare rifugio nell’ambasciata canadese. Di lì a poco, il lavoro congiunto dei governi di Canada e Stati Uniti nell’escogitare un ingegnoso piano, permetterà ai fuggitivi di tornare in patria sani e salvi.
Dopo Gone baby gone e The Town , Ben Affleck torna dietro la macchina da presa per raccontarci una storia vera accaduta durante la rivoluzione iraniana degli anni 70’, e lo fa con Argo nome di una pellicola cinematografica fantoccio creata dalla CIA per liberare i sei rifugiati e riportarli al loro paese natio. Il finto lungometraggio così creato, non a caso, è a tema fantascientifico (proprio in quegli anni infatti erano film come “Guerre stellari” e “Il pianeta delle scimmie” a spopolare ad Hollywood), e quale paese meglio dello sconosciuto Iran poteva fare da sfondo ad un’opera simile.
In questo film Affleck ci mostra di non avere talento solo davanti alla cinepresa, ma forse anche dietro e l’ottimo livello del suo lavoro si vede lungo tutte le 2 ore del lungometraggio, in cui il regista mette bene in evidenza l’anima del cinema politico, quello della commedia hollywoodiana degli anni 70’ e l’anima drammatica che accompagna tutta la vicenda in questione. Affleck non si prende affatto le luci della ribalta con il suo personaggio ma rimane in disparte, facendo si che la storia narrata e il film stesso siano gli unici elementi che lo spettatore deve ammirare e ricordare.
Un film molto buono, godibile, con un buon ritmo, e che ha avuto anche un meritato successo internazionale. La pellicola infatti presentata in anteprima al “Toronto Film Festival” , ha vinto 3 Premi Oscar (Sceneggiatura non originale, film, e montaggio), 2 Golden Globes e 3 premi BAFTA, incassando con 232 milioni di dollari, molto di più dei “soli” 44.5 spesi per la produzione.