Nel mondo dell’horror abbiamo già avuto modo di apprezzare delle pellicole antologiche che tutto sommato hanno ottenuto risultati più che buoni.
Se riprendiamo quindi questo filone, lo riproponiamo come serie tv, e lo diamo in mano a Jason Blum, il risultato che possiamo aspettarci è sicuramente interessante.
Stiamo parlando di Into the Dark, una serie horror antologica prodotta dalla Blumhouse e che si sviluppa in dodici episodi, ognuno slegato dall’altro.
L’unico filone che tiene collegato il tutto sono le festività.
Una puntata al mese, ognuna ambientata durante una festività, a cominciare da Halloween, per terminare con la ricorrenza americana della festa Padre-Figlia (episodio tanto inquietante quanto ben riuscito).

Il ritmo degli episodi è sempre serrato, non potete annoiarvi, non ci sono pause, le tematiche sono le più disparate, e nell’arco degli episodi vengono riprese molte di quelle situazioni che incontriamo negli horror degli ultimi anni: il motel sperduto, la setta voodoo, i bambini terribili sperduti nei boschi, il pupazzo malefico, il serial killer sadico.
Il tutto si mescola perfettamente con temi sempre attuali, il razzismo, la violenza sulle donne, il rapporto genitori / figli, la pericolosità delle sette.

Into the Dark ricorda e strizza l’occhio a molti film horror del passato, più o meno conosciuti (Le colline hanno gli occhi, They, Midsommar) e nel suo parco registi annovera tre quote rosa davvero niente male.
Stiamo parlando di Sophia Takal, Chelsea Stardust e Hannah Macpherson di cui vi segnaliamo i tre episodi corrispondenti, tra i più riusciti di tutta la prima stagione: New Year, New You, All that we destroy, e Pure.

Into the Dark non pesca solo dai film però.
E’ anche una serie con echi estetici – e alcune storyline – che strizzano l’occhio alla più nota Black Mirror, condita ovviamente in salsa horror.