La Famiglia è ormai un mantra della saga, e Fast & Furious 8 non fa eccezione; negli anni è forse l’unica costante che ha accumunato i vari titoli, ormai evoluti all’esagerazione action più spinta e in cui bolidi all’ultimo grido e belle ragazze sono diventati un puro ornamento.
Tolto quindi il prologo cubano (un richiamo ai tempi che furono, nonchè la parte più cafona di questo ottavo capitolo), Fast & Furious 8 si gioca subito le carte vincenti: nientemeno che il tradimento di Toretto e Charlize Theron come glaciale villain del film.
Certamente questo capitolo non si prende chissà che rischi, ma la svolta di Toretto, pur se molto calcolata e prevedibile negli sviluppi, dà motore a un film che non annoia ma soprattuto continua a stupire. Non banale visto il numero del titolo! Ottimo lavoro nelle scene d’azione: la sequenza delle auto-zombi è stupefacente e inquietante allo stesso tempo; l’unica mancanza che si sente è quella di un vero scontro fisico tra i personaggi, ma ogni passaggio con The Rock che manipola le leggi della fisica a proprio piacimento è un piacere;
per non parlare del grandioso Statham, ufficialmente miglior baby sitter di sempre.

Sarebbe facile catalogare Fast & Furious 8 come ”la solita americanata”, ma la realtà è che la gestione di un cast talmente vasto, con personaggi ripescati dai vari capitoli; l’ alzicella nuovamente alzata nelle sezioni action e una trama che, con le dovute semplificazioni, ha un senso ed è godibile per la tutta la notevole durata del film, non possono che essere frutto di un lodevole lavoro, un’operazione da orologiaio svizzero.
Si va ovviamente a vedere motori rombanti e belle esplosioni, ma se giunti all’ ottavo capitolo non ci si annoia, è evidente che la strada è giusta. Da vedere in sala.