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Don’t Look Up è il film simbolo della nostra contemporaneità

Don't Look Up-recensione-JAMovie

Don’t Look Up è solo l’ennesimo disaster movie sulla fine del mondo? No, qui la faccenda diventa terribilmente seria e ridicola.

La dottoranda in astrofisica Kate Dibiasky e il suo docente all’Università del Michigan Dr. Randall Mindy scoprono che entro poco più di sei mesi una gigantesca cometa dal diametro di 9 km impatterà sulla terra provocando distruzione totale, un’estinzione di massa dell’umanità. Adios. Questa terribile certezza però, non sembra essere presa troppo sul serio dal presidente degli Stati Uniti (una Meryl Streep molto genere Trump, e fa già ridere così) e il resto del suo staff, capitanati dal capo di gabinetto (e figlio) Jonah Hill, troppo presi dalle elezioni di midterm, da scandali sessuali di improbabili candidati ed altre amenità.
Randall e Kate, delusi e disgustati decidono di rendere pubblica la notizia, per il bene comune dell’intera popolazione. Finiscono ospiti di un talk show mattutino, più attento allo share che alla verità, alla leggerezza, perché no il pubblico non si può stressare, che alla realtà. Per i due scienziati è l’inizio di una folle odissea tra politica, mass media, FBI, società hi-tech, complottisti, negazionisti (Don’t Look Up!). Una corsa contro il tempo contro la totale mancanza di logica e stupidità del genere umano. E si, c’è una naturale e perfetta corrispondenza con i nostri tempi ed il Covid.

Don't Look Up

Don’t Look Up è l’ultima fatica di Adam McKay, il regista più originale, cinico e dissacrante che si può trovare ad Hollywood oggi giorno. Dopo aver raccontato in modo unico l’innesto della crisi finanziaria con La Grande Scommessa e l’uomo nell’ombra dell’amministrazione Bush con Vice, McKay costruisce la sua commedia degli orrori decontestualizzando il genere del classico disaster movie per parlarci in realtà del rapporto tra potere ed umanità, politica e mass media e più in generale della deriva e stupidità della società odierna.

Nell’era delle lauree prese sui social, dell’autorevolezza acquisita con due ricerche su Google, McKay fa dei due scienziati, cavalieri della verità che vengono a mala pena ascoltati e sopportati. Meccanismi sociali di bolle mediatiche: solo se ne fai parte hai diritto alla tua opinione altrimenti pena è la gogna. Gogna che spetta alla Kate della Lawrence, trattata come un’appestata solo perché genuina paladina della verità, è indignata ed impotente nel vedere il mondo che va a rotoli, ma più che urlare il proprio dissenso può fare poco.

Don't Look Up

Certo non è tutto oro quel che luccica: ci sono lungaggini, passaggi a vuoto di sceneggiatura e si fa ben fatica a trovare un senso al personaggio di Timothée Chalamet, messo lì più come riempitivo che altro, ma Don’t Look Up resta una parodia stratificata di un’umanità spacciata dall’avidità, dalla stupidità, dal narcisismo, da chi pensa a coltivare solo il proprio orticello per guadagnare consensi e un po’ di popolarità.

Non c’è la minima gratificazione e se vi pare un po’ troppo pessimistico e alla fine ne uscite un po’ disturbati è perché semplicemente sapete che Don’t Look Up ha ragione, è lo specchio della nostra realtà.

Dal 24 Dicembre su Netflix

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Chief editor e Co-fondatore

Cresciuto a massicce dosi di cinema, fin da giovane età veniva costretto dal padre a maratone e maratone di Spaghetti-Western. Leggenda narra che la prima frase di senso compiuto che uscì dalla sua bocca fu: “Ehi, Biondo, lo sai di chi sei figlio tu? Sei figlio di una grandissima……” Con il passare del tempo si è evoluto a quello che è oggi: un cinefilo onnivoro appassionato di cinema in ogni sua forma che sia d’intrattenimento, d’autore o l’indie più estremo. Conteso da “Empire”, “The Hollywood Reporter”, “Rolling Stone”, ha scelto Jamovie perché, semplicemente, il migliore tra tutti.