QUESTA SETTIMANA: Zeno vi parla di 127 Ore, mentre Gabriele Lingiardi di Cineavatar si dedicherà a: In Trance
È paradossale come il regista tecnicamente e visivamente più adrenalinico e anfetaminizzato noto al grande pubblico si sia cimentato nel 2010 in questo film apparentemente così statico: la vera storia di un giovane alpinista rimasto intrappolato 127 ore in un canyon con un enorme masso che gli bloccava un braccio.
Ma andiamo per ordine. Il ragazzo sopracitato è Aron Ralston, giovane alpinista amante della vita selvaggia e degli spot estremi, decide un giorno di partire per un’escursione in solitaria nel Blue John Canyon nello Utah. Sole, musica, bici,foto, anche due belle escursioniste che si sono perse e che Aron aiuta, tutto sembra andare per il meglio. Scendendo per un angusto crepaccio però succede il fattaccio: il giovane scivola e rimane bloccato con il braccio destro tra due rocce. Ferito, senza quasi ne cibo ne acqua, esposto al caldo diurno e al gelo notturno, impossibilitato a muoversi, resisterà 5 giorni, 127 ore, fino a giungere alla drastica decisione finale.

Dopo un incipt iniziale Boyle si concentra unicamente sulla fase di prigionia, dove tra deliri, allucinazioni, visioni oniriche, toccanti momenti drammatici, ci vengono presentati le parti fondamentali della vita di Aron, la sua famiglia, i suoi amori. Ed è proprio qui che Boyle si scatena e da libero sfogo al suo stile adrenalinico fatto di split screen, flashback, accelerazioni, visioni oniriche e inserti di found footage, una cifra stilistica che lo rende molto vicino a The Beach. Ma dove lì le esagerazioni e i barocchismi risultavano stranianti e fuori luogo, in 127 Ore si sposano perfettamente con il racconto, rendendo bene l’idea della disperata discesa agli inferi di un ragazzo che vede avvicinarsi la morte imperterrita.
127 Ore è un racconto di sopravvivenza, una storia che vuole indagare sul classico rapporto di amore e odio tra uomo e natura, è il racconto di un ragazzo egocentrico e un individualista che vede la vita come una sfida continua, prima con la natura poi con il suo corpo. Un ragazzo che sente vicinissima la sua ora e che ripensa alla sua vita. Alla famiglia, alle prime volte nel canyon, agli amori.
127 Ore è una riflessione sul culto dell’autosufficienza, sull’indipendenza forzata che si traduce in egoismo e sul voler cercare sempre di superare i propri limiti.
Poi c’è la recitazione di un straordinario James Franco, che da prova di tutto il suo talento, riuscendo col solo primo piano a costruire un personaggio pieno di contraddizioni e dalla straordinaria forza d’animo.