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Storia del cinema dell’Estremo Oriente: le origini

Prefazione

Non sono uno storico del cinema. Questo è un punto fondamentale che voglio mettere in chiaro sin da subito. Sono solo un ragazzo che ama il cinema e che è follemente innamorato del cinema orientale, dell’Estremo Oriente soprattutto. Cimentarmi in una serie di articoli che raccontino la nascita e l’evoluzione del cinema dell’Asia orientale potrebbe essere una follia e un atto di immensa superbia, nonché un progetto che non interessi molti, però l’amore e la passione portano a compiere gesti del genere. Questo folle progetto è nato anche dalla consapevolezza del fatto che su internet vi siano pochi articoli (e ancor meno siti) che cerchino di approfondire questo interessantissimo argomento. Vedete questa serie di articoli come un invito a conoscere e approfondire la storia della settima arte della parte più orientale dell’Asia. Nelle biblioteche e nelle librerie si trovano moltissimi volumi eccellenti che vi consiglio caldamente di leggere, uno su tutti, per iniziare ad approfondire l’argomento, è Il cinema asiatico. L’Estremo Oriente di Dario Tomasi, professore di storia del cinema all’Università di Torino.

Parlare del cinema di tutto il continente asiatico sarebbe un’operazione estremamente dispendiosa sia per chi scrive che per chi legge. Per questo motivo, ho deciso, per ora, di limitare il mio flusso di pensieri al cinema dell’Estremo Oriente, considerando le più importanti cinematografie di questa area, ovvero quelle coreana, giapponese e cinese/hongkongese. Quelli che seguiranno saranno articoli il cui contenuto è derivato tanto dalla mia esperienza personale, basandomi su quanto mi sia capitato di guardare, quanto dalle letture che ho fatto nel corso della mia storia da cinefilo. In ogni caso, ripeto, se questo argomento vi interessa particolarmente, il mio consiglio spassionato è quello di leggere quanti più libri possibile scritti da studiosi e storici, ben più affidabili ed autorevoli di un ragazzo qualsiasi.

Ultime precisazioni prima di cominciare a parlare della storia del cinema: i nomi di persona giapponesi verranno proposti secondo la tradizione giapponese, dunque prima il cognome e poi il nome. Ad esempio, non si dirà Akira Kurosawa ma Kurosawa Akira; non Takeshi Kitano ma Kitano Takeshi e così via. Quando verranno citati film o scene tratte da certi film, i titoli saranno corredati di un link di youtube per poterli vedere, qualora fossero reperibili sulla piattaforma.

Capitolo 1. Inabata e Lumière: l’Oriente conosce il cinematografo

L’invenzione dell’arte cinematografica come la conosciamo oggi è da attribuirsi ai fratelli Louis e Auguste Lumière. Sebbene già in precedenza esistessero strumenti “cinematografici” che permettevano di girare scene della durata di pochi secondi, la cui proiezione era esclusivamente individuale, come il kinetoscopio di Thomas Edison (di cui esiste un meraviglioso esemplare al Museo del Cinema di Torino), fu solo con l’invenzione del cinématographe da parte dei due fratelli di Besançon, brevettato nel febbraio del febbraio del 1895, che ebbe inizio questa meravigliosa avventura che oggi chiamiamo “cinema”.

Questo strumento pose le basi per la proiezione cinematografica moderna. Essa prevede, innanzitutto, una visione collettiva (e, proprio per questo, il kinetoscopio di Edison viene considerato come facente parte della cosiddetta “preistoria del cinema”), quindi la presenza di un gruppo di persone che, seconda caratteristica, sia un pubblico pagante. Quest’ultimo è un punto importante per la definizione di “proiezione cinematografica”: infatti, già prima della celeberrima serata del 28 dicembre 1985, quella in cui il pubblico, vedendo L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat, fuggì dalla sala, i fratelli Lumière avevano effettuato delle proiezioni pubbliche alla Sorbona di Parigi. Tuttavia, in quel caso il pubblico non era pagante e, dunque, non può intendersi questa circostanza come una vera e propria proiezione cinematografica.

I film prodotti quando il cinema stava ancora vivendo i suoi primi vagiti erano, in buona parte, delle semplici fotografie del reale (si pensi ai film dei fratelli Lumière), in cui la macchina da presa si limitava a ritrarre la vita vera, come degli operai alla fine del turno di lavoro (L’uscita dalle officine Lumière, La Sortie de l’usine Lumière à Lyon) o delle persone che giocano a carte (La partita a carte, La partie de cartes). E’ esattamente in quest’ottica che si inserisce l’approdo del cinematografo in Asia e, per la precisione, in Giappone.

1896 – L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat.

L’imprenditore tessile Inabata Katsutaro fece un viaggio in Francia, durante il quale ebbe il piacere di conoscere Auguste Lumière, che lo introdusse alla sua invenzione. In Giappone, nel 1896, venne già presentato il kinetoscopio di Edison ma fu solo al ritorno in patria di Inabata che la Terra del Sol Levante venne a conoscenza del cinematografo. Egli, però, non fece ritorno a casa da solo ma venne accompagnato da due operatori dei Lumière, Gabriel Veyre e Constant Girel, i quali avevano ricevuto un duplice incarico: mostrare al Giappone il funzionamento della macchina e girare scene che documentassero la vita e la cultura di un popolo che, all’epoca, non era ancora ben conosciuto in Occidente. Le immagini che catturarono furono quelle di grosse città giapponesi, come Tokyo, Osaka, Kyoto e Kobe.

Il successo e l’interesse suscitato dal cinématographe furono enormi. Nel giro di pochissimo tempo nacquero già le prime case di produzione che si occupavano principalmente dell’importazione dei macchinari e della costruzione di studi e sale di proiezione. Le prime due case produttrici nate furono la Yokota di Yokota Einosuke e la Yoshizawa di Kawara Ken’ichi, le quali giocarono un ruolo fondamentale nella nascita e nello sviluppo della cinematografia giapponese. Intanto, il cinematografo si diffuse anche in Cina e le “ombre elettriche” (dianying), come venivano definiti i film, conquistarono in poco tempo il pubblico cinese. Nei primissimi dianguang yingxi (“spettacoli di ombre elettriche”, ovvero le proiezioni cinematografice), come accadeva anche in Giappone, c’era lo zampino dei Lumière: la primissima proiezione, infatti, fu un documentario Lumière nell’intervallo di uno spettacolo in Shanghai. In Corea, invece, l’arte cinematografica venne introdotta circa un anno dopo, il 10 ottobre 1897, come riportò il quotidiano britannico The Times il 18 ottobre 1897, quando alcuni film della Pathè, la più importante casa di produzione francese dell’epoca, attiva ancora oggi, vennero proiettati a Bukchon. Tuttavia, questa storia potrebbe essere non del tutto esatta e, infatti, alcuni storici ne contestano la veridicità, in quanto non è mai stata fornita alcuna prova concreta che attesti l’esistenza di quell’articolo di giornale. Ad ogni modo, nel 1898, altre proiezioni vennero effettuate nei pressi di Seul.

Questo è solo il primo secondo di vita di una storia meravigliosa durata più di un secolo, una storia capace di ammaliare e stupire, shockare ed emozionare, intrigare e divertire, la storia di un cinema ancora troppo poco conosciuto e diffuso in Occidente (e ancor meno in Italia).