Uomini e mostri non vivono armonicamente: i primi cacciano i secondi, così la Regina dei Mostri, incinta, fa di tutto per far nascere la sua creatura. Renderà gravido un uomo. Sì, proprio un uomo, Song Tianyin. Lui e la cacciatrice di mostri Xiaolan daranno alla luce il piccolo Wuba e lo difenderanno da moltissime minacce.

Visto lo scorso autunno alla Festa del Cinema di Roma, questo “Il Regno di Wuba” (in originale “Monster Hunt“) rappresenta il secondo incasso più grande in Cina. Come non dare torto? Questo lungometraggio ha moltissimi pregi.
Geniale già in partenza usare i mostri come buoni e gli umani come antagonisti. Altrettanto bella la scelta di ispirarsi agli ortaggi nel disegnare le creature, come Wuba chiaramente simile a un ravanello.
Comicità demenziale (ma divertente), arti marziali come se non ci fosse un domani, effetti speciali a dir poco ottimi, eccellente animazione, ma soprattutto originalità. La scena del parto del protagonista uomo è già grande scult, ma “Il Regno di Wuba” potrebbe diventare un cult.
Non si prende sul serio e arriva a emozionare. La regia fa il suo buon lavoro e la sceneggiatura dipinge in modo convincente molti personaggi che non vengono dimenticati: da Wuba, il mostriciattolo più bello e tenero del Cinema alla cuoca di mostri molto fashion victim.

Non ci troviamo di fronte a un capolavoro, ma “Il Regno di Wuba” si lascia guardare molto volentieri. Affronta bei temi, diverte, emoziona, può commuovere e non è troppo infantile.