Recensione a cura di Enrico Bulleri.
Motorway di Pou-Soi Cheang è un film feroce.
Ma anche un film d’azione tanto perfetto ed entusiasmante che ne avrebbero da imparare almeno il 70% dei film d’azione occidentali.
Americani in particolare.
Con più testosterone di tutti i Fast & Furious e di una brillantezza di stile.
Una secchezza così elegante che i suddetti neanche potrebbero immaginare, e da una combinazione davvero esplosiva di elementi per cui il film non si ferma mai neppure per un secondo.
Questa ultima pellicola di Cheang è riempita fino all’orlo con inseguimenti d’auto così emozionanti e stilizzati come raramente si sono visti al cinema.
Il film dura appena 90 minuti, ma non ne spreca uno solo.
Motorway sa quello che vuole raggiungere, e lo costruisce con grande stile.
Si potrebbe dire che assieme a Drive di Nicolas Winding Refn, è il migliore esempio del genere che abbia potuto avere a vedere, nel biennio 2011-2012.
Il film parla di un gruppo segreto di poliziotti, conosciuto come gli Stealth Raiders, I Cacciatori invisibili, che si compone dei migliori poliziotti-autisti che Hong Kong abbia da offrire.

Il loro compito più importante è quello di abbattere i driver delle rapine in fuga, così come delle bande di strada o qualsiasi cosa che coinvolga inseguimenti ad alta velocità.
L’ultimo membro di questa cricca è Cheung.
E’ giovane e molto testardo.
Siamo introdotti al personaggio di Cheung durante un arresto di routine che si trasforma in un inseguimento sensazionale, e il quale finisce in male per lui.
Cheung è fatto a pezzi dal suo superiore dopo questo incidente e successivamente collaborerà con il più antico uomo della squadra, Lo.
Interpretato dalla leggenda del cinema di Hong Kong Anthony Wong.
Entro i primi giorni del suo nuovo lavoro Cheung si imbatte in (letteralmente) Jiang, il più leggendario driver di fughe che Hong Kong abbia mai visto.
Jiang è uno di quei cattivi mistici che va e viene con la nebbia, così iconici del cinema d’azione hongkonghese.
Comincia così un inseguimento grandioso.
Brillante in tutte le sue invenzioni, tempi, intuizioni, per le spettacolari strade metropolitane di Hong Kong.

Sul piano soltanto puramente tecnico, Motorway è eccezionale. Cheang è in grado di mostrare un collegamento con l’uomo e la sua automobile raramente visto prima, sullo schermo.
Gira alcune scene in una serie di montaggi da lenti zoom. Inquadrature intorno alla ruota, pneumatici che stridono mentre le nuvole di fumo s’alzano da dietro le auto o i motori s’infiammano.
I montaggi di queste diverse sequenze sollevano tutti l’entusiasmo.
Non vedo alcuna ragione per cui questo film non dovrebbe essere un classico di culto d’azione automobilistica, nel giro di qualche anno.
E non soltanto per le testate dei motori suddetti, o per l’entusiasmo e l’interesse di qualche congresso di rappresentanti di pneumatici, come ebbe a scrivere all’epoca qualcuno completamente fuori contesto per Driver – l’imprendibile (The Driver) (Usa 1977) di Walter Hill.
Soprattutto, questo è un film da amare sempre più nei prossimi anni.

La regia di Cheang non perde comunque mai la trama.
Non è mai invadente o richiama l’attenzione su di sé.
Non ci sono quelle gratuità come le inquadrature con le cineprese perennemente traballanti.
O cafonate con le luci gialle e verdi a inondare ogni angolo della scena, che fa tanto Michael Bay, ma anche il compianto Tony Scott, e che tendono a rovinare i film d’azione di oggi.
La cinepresa di Cheang si situa indietro spazialmente e raccoglie tutta l’azione, con facilità, permettendo al pubblico di vedere con chiarezza.
In alcuni fotogrammi la cinepresa è fissata sulle macchine sul parabrezza.
Il tutto crea una inversa e impossibile visione come di una terza persona.
Il suono di Motorway è estremamente mixato e squisitamente ben fatto.
Non vi è neppure presente una qualche musica rock fastidiosa, stanca, sfinita, in definitiva debole o uno score ad elevato disturbo uditivo.
Invece nel film abbiamo una splendida e avvolgente musica elettro-ambient che ne accentua la rigida tensione.
Pensate alle scene di apertura di Drive, dove si utilizzarono The Chromatics con TickClock, ma per 90 minuti.
A parte i motori e le gomme che stridono, la colonna sonora è relativamente tranquilla.
Mi è piaciuto moltissimo, da amante dell’elettronica, come Cheang ha controllato anche questo aspetto.
Come The Sniper (2011) di Dante Lam, altro stupendo e similare titolo, questo film ha i suoi personaggi che lottano per mantenere costantemente le loro emozioni sotto controllo.
Questo non vuol dire che la recitazione non sia buona.
Perché lo è, anzi, proprio ottima.

Gli attori come Wong riescono a restituire più emozioni attraversino i loro volti e sguardi fissi nel vuoto piuttosto che con parole e recitazione esagerate.
In alcune scene si possono vedere le esitazioni di Lo e Cheung.
E ti rendi conto che c’è qualcosa del loro passato che li rende così esitanti.
Piccole cose come questa che fanno grandi i film, anche se separati dalle culture e dalle cinematografie dei rispettivi paesi e continenti.
Come Drive e Motorway del resto.
Tutto questo ci porta al finale del film, che è spettacolare e mai ridicolo.
In una caccia del gatto al topo con auto, gli ultimi 30 minuti sono esaltanti.
Alcune parti del finale quasi hanno l’effetto di indurre al tifo.
Nel complesso, Motorway è un infernale ed efficace film d’azione. Sapientemente diretto e molto ben recitato.
Si crea un’atmosfera inquietante che non lascia mai il pubblico e lo permea dall’inizio alla fine senza mai andarsene.
E presentandoci un profondo legame tra un uomo e la sua automobile, quale oramai si vede raramente nel cinema.
I fan di veri classici contemporanei o storicizzati come Drive, Driver – l’imprendibile, e Rollercar- 60 secondi e vai! (Gone in 60 seconds) (Usa 1974) di H.B. Halicki ameranno una pellicola come questa. .
Come una macchina ben oliata, Motorway è un’esperienza che gli amanti veri dell’azione cinematografica semplicemente non si lasceranno scappare.
Golden Horse Film Festival 2012: Nominato al Golden Horse per la Migliore Coreografia in un film d’Azione Kar Lok Chin.
Puchon Festival Internazionale del Film Fantastico 2012:
Nominato al Miglior Film del Festival di Puchon a Pou-Soi Cheang.