Un progetto interessante.
Nella mail di Jamovie ne arrivano parecchi ma questo ha stimolato da subito la nostra curiosità. Un fantasy crossmediale, da fumetto alla web series, ambizioso e totalmente made in Italy. E, dalla prima mail arrivata in redazione datata 2018, Paracelso di strada ne ha fatta parecchia.
È giunto il momento di alzare il sipario e far conoscere al pubblico, attraverso le parole di Andrea Stella, Mattia Cavaliere e Alberto Masoni, cos’è il progetto Paracelso.
Buona lettura!
Per gli amici di JAMovie che non vi conoscono… presentatevi!
Mattia Cavaliere, Andrea Stella e Alberto Masoni: Ciao a tutti e grazie per averci dato la possibilità di esprimerci con questa intervista!
M.C.: Mi occupo principalmente di fotografia. Ho sviluppato questa passione da molto giovane e l’ho portata avanti iniziando poi a lavorare sul campo per varie case di produzione e agenzie di comunicazione.
A.S.: Per presentarmi velocemente e far capire perfettamente a tutti chi sono (anche se credo non interessi legittimamente a nessuno) posso dire tranquillamente di essere un pazzo maniaco disadattato sociale pluriomicida che vorrebbe nuclearizzare il mondo il prima possibile. Ma dato che sono una persona molto educata vi dirò quello che faccio nella vita: scrivo. Scrivere inteso però non come attività very very cool con cui puoi bullartene in giro durante l’aperitivo delle sei per fare colpo sulla figa di turno, ma come un’attività ingrata non riconosciuta dalla società in grado di farti apparire come un emerito co****e di fronte a tutto il mondo. Perché purtroppo con la sola scrittura in Italia non è così facile campare, quindi per forza di cose ho dovuto iniziare a svolgere il non semplicissimo mestiere del sicario a pagamento (sì sì, proprio come Hitman, il tizio pelato con il codice a barre tatuato sul cranio), dato che per tirare avanti in questo mondo vuoto e insulso ho bisogno di una quantità indefinita di droga. E la droga costa.Spero però che qualcuno là fuori si accorga presto del mio incommensurabile talento e mi faccia finalmente campare dignitosamente con quello che so fare meglio. Uccidere.
Alberto Masoni: Per lavoro scrivo colonne sonore per film, spettacoli e vari progetti legati al mondo dell’intrattenimento (fortunatamente è anche la mia più grande passione). Nasco come chitarrista e fin da ragazzino ho sempre amato suonare in garage provando anche a imitare i grandi musicisti che ascoltavo insieme ai miei amici. In seguito ho sentito la necessità di scrivere musica mia; ho studiato con diversi insegnanti in Italia e poi sono partito e ho vissuto a Los Angeles diversi anni per frequentare il “Musicians Institute“. Dopo quell’esperienza ho collaborato con la”Pavlova International Ballet School” con cui ho messo in scena molti spettacoli tra cui una “Dance Opera“. Ho collaborato poi a film come “IrecU” e “The Exile” senza fermarmi più! Ho lavorato in seguito con una produzione di Torino per diversi progetti cinematografici tra cui “Io e Ascanio“, “La stanza del sorriso” e “Gioia – l’angelo del ghiaccio” progetto patrocinato dal Coni e dalla Federazione Italiana Pattinaggio sul Ghiaccio. A livello di musica, mi piace moltissimo sperimentare; mi capita spesso di scrivere un tema o un ritmo con la chitarra o con il piano per poi farlo eseguire, in fase di arrangiamento, a un violoncello, a un fagotto o a un flauto, perché semplicemente suona meglio nell’insieme! Le sperimentazioni sono davvero infinite e se Paracelso riuscirà a raggiungere il goal della campagna crowdfunding potrò davvero sbizzarrirmi con i suoni!
Come nasce e che cos’è il progetto crossmediale Paracelso? Su quali piattaforme si può e potrà trovare?
M.C.: Il progetto nasce da una conversazione avuta con Andrea circa due anni fa; volevamo sviluppare qualcosa di nostro e non sapevamo bene cosa, un giorno poi gli ho chiesto se aveva qualche progetto sull’alchimia e il giorno dopo mi ha portato un vecchio soggetto che aveva scritto e da lì è partito tutto. Al momento si possono visionare sul nostro sito alcuni corti (come il prologo Alba Alchemica e il primo ritratto incentrato sugli alchimisti di nuova generazione), così come sul nostro canale Vimeo. Pubblichiamo comunque tutte le news legate a Paracelso sulla nostra pagina Facebook (Madness Factory). In futuro non escludiamo però altre tipologie di distribuzione!
A.S.: Scrivo da circa quindici anni tutto il giorno tutti i giorni (voglio un applauso? No la DROGAH). Ho tentato di migliorare il più possibile il mio stile di scrittura provando a trarre ispirazione anche dal mondo che mi circonda (realtà oggettiva, intrattenimento, sogni, Outworld, Matrix, ecc… ). Ho pronti soggetti di qualsiasi genere e formato, che tengo pronti per il momento del bisogno (come un po’ tutti quelli che si dilettano a scrivere, quindi nulla di speciale alla fine eh). Sono comunque arrivato alla desolante quanto triste quanto drammatica quanto sconvolgente quanto insindacabile conclusione che il mondo in cui viviamo è arido e vuoto e non c’è posto per la creatività. Per questo, ormai, la droga è la mia unica certezza, l’unica cosa che rende la mia vita degna di essere vissuta. Oltre a YouPorn, sia chiaro.
Mattia e Andrea, cosa vi ha portato a fondare il collettivo Madness Factory? Quali sono i vostri obiettivi primari?
M.C. e A.S.: Principalmente la nostra voglia di collaborare; ci conosciamo da tanti anni e viaggiamo quasi sulla stessa lunghezza d’onda, quindi decidere di creare qualcosa insieme è stato uno step abbastanza automatico. I nostri obiettivi primari sono quelli di provare a sviluppare progetti impensabili da mettere in piedi da soli, puntando al 100% su concetti come innovazione e svecchiamento.
Per la creazione dei personaggi, il look visivo, la trama e l’ ambientazione di Paracelso vi siete ispirati a qualche opera già esistente? Per un appassionato di fumetti e manga come me il richiamo a Full Metal Alchemist è fortissimo.
A.S.: No, in realtà per la creazione dell’opera non mi sono ispirato minimamente a Full Metal Alchemist. È ovvio, l’opera di Hiromu Arakawa è forse uno dei concept più famosi a tema alchemico e quindi il collegamento viene quasi spontaneo! Ma la forza di Paracelso è proprio quella di essere una property inedita, non basata su libri o altro. Mi ha fatto molto piacere ricevere vari feedback positivi da parecchie persone in questi due anni. Ma i feedback non bastano. Bisogna provare a concretizzare il tutto. È difficilissimo, ma non voglio ancora arrendermi. Non qui. Non oggi. [Mamma mia che finale epico per una risposta eh? Eppure nessuno studio Hollywoodiano mi ha ancora assunto e non riesco davvero a capire il perché. Dannazione, i bimbi di 14 anni guadagnano milioni con i libri scritti per Mondadori e io non riesco neanche ad avere i soldi per comprarmi un panino? Viviamo in un mondo folle, io l’ho sempre detto].
M.C.: Per quanto riguarda il look visivo e l’ambientazione mi sono rifatto a saghe come Harry Potter (per quanto riguarda il lato magico/alchemico), oppure a serie come American Gods (per il conflitto tra nuovi e vecchi alchimisti). L’ispirazione però può arrivare da qualsiasi cosa!
Alberto, hai voglia di raccontarci il tuo modo di approcciarti ai nuovi progetti? Gli autori ti hanno lasciato carta bianca per quanto riguarda la composizione delle musiche?
A. M.: Di solito mi approccio ai nuovi progetti partendo dalla sceneggiatura (che leggo e rileggo più volte per capire ogni sfumatura della storia). Subito dopo inizio a stendere qualche idea e mi lascio trasportare dalle note come se stessi traducendo quello che leggo in musica. Spesso scrivo tenendo sottomano lo script o andando direttamente sul set, che tra l’altro è una cosa che mi piace moltissimo, parlando molto con il regista e con la produzione per capire che tipo di sound si vuole creare. Una volta pronto il girato, lo guardo e segno i punti dove vanno inserite le musiche seguendo sempre le indicazioni del regista, altro processo che mi piace molto. Una volta capito il mood del progetto parto stendendo il “tema principale” che, secondo me, è la parte fondamentale di ogni film ma che oggi purtroppo viene molto sottovalutato (in molte opere è praticamente inesistente). Mi piace comunque concepire la mia musica come dei concept in cui ogni brano è collegato all’altro da un unico filo conduttore!
Il cinema indipendente è in grado di fornirti nuovi stimoli?
A.M.: La mia fortuna è quella d’aver sempre lavorato con registi con i quali si è instaurata da subito una reciproca fiducia. Purtroppo il cinema indipendente non può contare su grandi finanziamenti, quindi in ogni progetto si è davvero portati a dare l’anima per arrivare alla fine. Ovviamente però c’è poi anche molta soddisfazione nel vedere il progetto realizzato nella sua totalità.Scrivendo colonne sonore, mi piacerebbe molto avere sempre a disposizione un’orchestra sinfonica vera per registrare i brani, anche se purtroppo è impensabile perché i costi sono proibitivi in Italia. Fortunatamente però all’estero ci sono diverse formazioni orchestrali preparatissime a costi molto più ragionevoli.
Il fantasy è un genere che in Italia in pochissimi, almeno sul piano cinematografico, hanno affrontato. Siete amanti del genere fantasy? Non vi preoccupa che lo spettatore medio italiano sia restio a questo tipo di storie (abituato ad anni ed anni di trash e commedie copia-incolla)?
M.C.: Personalmente amo quasi tutti i generi cinematografici (il mio preferito è la fantascienza), anche se alla fine la cosa più importante è che ci sia una buona storia da raccontare! Per quanto riguarda il pubblico italiano, penso che con l’avvento di Netflix e altre piattaforme simili le persone si stiano abituando sempre di più a un’apertura verso tutti i generi cinematografici e verso una distribuzione che non preveda solo il grande schermo. Ovviamente noi vorremmo sviluppare quest’opera anche fuori dall’Italia, ma si vedrà!
A.S.: Bellissima domanda! Potrei andare avanti sei anni a parlare d’intrattenimento, davvero (sì avete ragione la mia vita è molto triste)! Ma cercherò di non dilungarmi eccessivamente per non farmi odiare troppo dai lettori. Il fantasy è stato sfruttato molto poco qui in Italia semplicemente perché a un certo punto i generi cinematografici sono collassati per una miriade di fattori (davvero troppi e troppo stratificati per un’analisi così breve) che vanno, per citarne giusto qualcuno, dalla bulimia dei generi al mancato ricambio generazionale alla paura dei produttori di fare scommesse ecc… . Per quanto riguarda il genere fantasy, non lo amo affatto, anzi lo odio con tutto me stesso! Ho scelto di buttarmi a testa bassa nell’avventura di Paracelso proprio per mettermi in gioco. Sono in grado di gestire un progetto che odio visceralmente nel profondo? Sono in grado di raccontare una storia del genere che più odio in assoluto? Sono in grado di continuare a vivere sapendo che Federico Moccia, Fabio Volo e Licia Troisi vanno in giro a dire di essere scrittori? Credo che il pubblico italiano in realtà sia affamato di novità e progetti originali. Il problema è che, almeno attualmente, manca il coraggio di puntare in modo sistematico sul cinema di genere. Le varie commedie copia-incolla sono state distribuite (e vengono distribuite ancora oggi) semplicemente perché si ha la percezione che qui da noi può funzionare solo un certo tipo di cinema. Non è assolutamente così, ma fin quando i grandi gruppi con i big money (o perché no qualche attore famoso) non sceglieranno di investire in progetti originali, tutto quanto rimarrà avvolto dal pantano. Purtroppo però ci vorrebbero davvero un sacco di caratteri per rispondere in modo completo ed esaustivo a una domanda del genere. Se però qualche fiera legata al mondo del fumetto (o dell’intrattenimento in generale) organizza un dibattito sull’argomento sarebbe molto bello partecipare! Ah già è vero, oggi alle varie fiere può parlare solo la gente che lancia la frutta dai balconi.
Il progetto Paracelso si è fermato per parecchio tempo. Adesso state pensando di puntare sul crowdfunding attraverso Eppela. Quanto è difficile in Italia, nel 2018, trovare i fondi necessari per sviluppare un’opera inedita?
M.C. e A.S.: Sì, vogliamo provare a puntare sul crowdfunding. Abbiamo costruito il nostro background artistico con il metodo old school chiamato “fare gavetta”. Abbiamo ovviamente ancora molto da imparare ma ci sentiamo comunque pronti per gestire qualsiasi tipo di progetto. Qui in Italia, purtroppo, è molto difficile trovare i fondi per un’opera del genere, per numerosi motivi. Non abbiamo mai escluso infatti la possibilità di presentare il progetto all’estero. Ma prima vogliamo tentare l’ultima pazzia, cioè puntare sul crowdfunding. Per questo cari amici di tutte le età, ricordatevi di fare un salto sulla pagina Facebook di Madness Factory per non perdervi nessun aggiornamento su Paracelso!
Grazie ragazzi per il tempo che avete concesso a JAM e per la piacevole chiacchierata!
Grazie mille a tutta la redazione per questa intervista!