Al condottiero Macbeth viene predetto che diventerà futuro re di Scozia. Fomentato dalla moglie, inizia la sua ascesa al potere uccidendo all’inizio il Re Duncan, poi tutti gli ostacoli che pensa di trovare. Lady Macbeth si accorgerà troppo tardi di aver creato un mostro impossibile da domare.
Dopo due anni di attesa arriva nelle nostre sale il “Macbeth” di Justin Kurzel, presentato all’ultimo Festival di Cannes. Mentre sono seguitissimi gli intrighi e le uccisioni della serie “Il Trono di Spade” e sono diventati più frequenti i ruoli femminili badass, sembra proprio che questo settimo adattamento cinematografico sia stato concepito nel momento più esatto. Perché William Shakespeare, a quasi 400 anni dalla sua morte, ha scritto capolavori che hanno ispirato scrittori, compositori (Giuseppe Verdi vi ricorda qualcosa?), sceneggiatori. Nel corso dei secoli “Macbeth” è arrivato a essere considerato primo modello della brama di potere e dei suoi pericoli, presentando la madre di tutte le dark ladies, Lady Macbeth.
Justin Kurzel, al suo secondo film, convince più di tanti altri suoi colleghi con più lungometraggi all’attivo. Dirige il suo “Macbeth” meravigliosamente in modo moderno rispettando sempre il testo. Forse la recitazione in versi potrà annoiare chi non mastica l’autore, ma crea un ottimo contrasto con le scene. Per una volta lo slow motion non viene inserito per essere cool (vedi “300” e il terribile “300 – L’alba di un impero”), ma per puntualizzare sull’atrocità della guerra. Il protagonista porta con sé i fantasmi della battaglia e avrà per sempre dei fotogrammi impossibili da dimenticare come il ragazzino morto sul campo. La moglie non lo aiuta, ma all’inizio lo usa quasi come arma. E’ lei la componente forte e più “lucida” dei due, fino a quando la situazione non le sfugge di mano. Ottima la scelta di presentare l’unica scena di sesso dopo aver pianificato la morte di Duncan.
Questo “Macbeth” è un film prima tutto di volti: la nebbia serve a mettere a fuoco sullo stuolo di attori eccellenti, ognuno perfetto nella propria parte, facendo diventare di secondo piano il meraviglioso scenario scozzese. Le streghe sembrano creare la presente foschia e la dipingono di colori che fanno prevedere quello che accadrà subito dopo. Dopo il colore glaciale dell’inizio si arriva al rosso dell’epilogo, mano a mano sempre più scuro. Scena di ineccepibile bellezza con finale il figlio di Banquo che si staglia nel rosso più vivo verso il suo destino. Non lascia indifferente un bambino rabbioso con una spada in mano.
Un grande amante di Shakespeare non potrebbe desiderare di meglio visto che il film è ineccepibile sotto tutti i punti di vista. Non convincono brevi scelte registiche, ma sono tutte perdonate dal resto. Michael Fassbender e Marion Cotillard non interpretano Macbeth e Lady Macbeth, lo sono. Uno dei migliori attori viventi con una delle migliori attrici viventi…Cosa potrebbe desiderare di più uno spettatore? Raggiungono e superano la perfezione assoluta incantando il pubblico. Performance da far vedere nelle scuole di recitazione! Il viso angelico della Cotillard crea contrasto con il suo personaggio e il suo monologo finale fa rimanere a bocca aperta. Come sempre Fassbender non ha bisogno dell’ overacting per trasmettere le emozioni del suo personaggio: dal combattente eroico al bambino fragile pilotato dalla moglie fino a diventare il tiranno perfido.
Non sono da meno Paddy Considine e Sean Harris. Continuo a scommettere su Elizabeth Debicki, qui nei panni di Lady Macduff, convincente in un altro ruolo diverso dopo “Il grande Gatsby” e “Operazione U.N.C.L.E.”
Notevole la colonna sonora di Jed Kurzel, sensazionale la fotografia di Adam Arkapaw, bellissimi i costumi di Jacqueline Durran. Un film potente, una perfetta trasposizione che colpisce gli occhi e il cuore di chi lo guarda.
Squadra che vince non si cambia! Michael Fassbender produce e interpreta “Assassin’s Creed” e ha chiamato Justin Kurzel a dirigerlo. Al suo fianco ancora Marion Cotillard. Che dire, dopo “Macbeth” attendo questo nuovo progetto con molta più curiosità.